Tra le complicanze del diabete, una delle più temute dai pazienti è la retinopatia. il diventare cieco è infatti la principale paura dei diabetici. Tale patologia colpisce il 30% dei diabetici e se non diagnosticata tempestivamente può danneggiare la vista e portare addirittura alla cecità.
In Italia i pazienti affetti sono oltre un milione. Ne soffrono infatti due diabetici su tre dopo venti anni di malattia. Le previsioni a livello globale parlano di un aumento significativo nei prossimi anni fino ad arrivare a 161 milioni di persone con retinopatia nel mondo nel 2045, con un aumento superiore al 50% rispetto ai dati attuali.
Tali proiezioni si basano su una serie di fattori, tra cui la crescente prevalenza del diabete nel mondo, i cambiamenti dello stile di vita, l’aumento della durata media della vita e l’invecchiamento della popolazione mondiale.
L’aumento dell’incidenza dei casi di retinopatia diabetica porterà a dover fronteggiare costi molto alti a livello di spesa sanitaria. Da qui l’esigenza di sviluppare programmi di screening rivolti a tutti i diabetici, per una tempestiva e corretta diagnosi che permetta di avviare trattamenti precoci in grado di preservare la vista dei pazienti.
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Fortunatamente la retinopatia può essere facilmente identificata grazie allo screening del fondo oculare. Le più recenti tecniche di imaging, come l’imaging retinico ultra-widefield (UWF) e l’angiografia OCT (OCTA), hanno permesso di ottenere immagini sempre più accurate rispetto alla fotografia del fundus oculi a colori standard (CFP).
Inoltre, negli ultimi anni stanno giocando un ruolo sempre più importante l’intelligenza artificiale (AI) e il deep learning (DL). L’introduzione di algoritmi AI come strumenti di assistenza nello screening su larga scala infatti è associata a significativi risparmi sui costi.
E’ tutto italiano uno studio osservazionale svoltosi a Torino e pubblicato lo scorso anno su Diabetes & Obesity International Journal che ha previsto una procedura di screenign per la retinopatia utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale.
DAIRET (Diabetes Artificial Intelligence for RETinopathy), questo il suo nome, è stato messo a confronto con la diagnosi clinica dell’oculista nella sua capacità di individuare i casi di retinopatia. Lo studio ha dimostrato un’elevata efficacia dell’algoritmo nel rilevare i casi lievi e moderati di retinopatia, con un rapporto di sensibilità, ossia di capacità di individuazione dei casi, pari al 91,6 per cento per la retinopatia lieve e al 100 per cento per la retinopatia moderata.
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Anche la specificità del test, cioè la capacità di identificare correttamente i soggetti sani, è risultata molto alta, con un rapporto di specificità pari a 82,6 per cento, quindi con basso tasso di falsi positivi.
«L’algoritmo si è mostrato efficace e utile nell’effettuare una prima diagnosi di presenza o assenza di retinopatia e nel riconoscere lesioni elementari a carico della retina, limitando il numero di persone da sottoporre a visita oculistica, che di norma, secondo linee guida, le persone con diabete devono effettuare ogni due anni. Può essere gestito da personale infermieristico e favorisce uno sveltimento del percorso diagnostico, con minor onere per gli specialisti e ridotto tempo di attesa per i pazienti», spiega Carlo B. Giorda, Direttore della Diabetologia territoriale della Asl Torino 5 e coordinatore dell’équipe che ha condotto lo studio.
Per approfondire, questo lo studio citato: Piatti A, Doglio M, Tartaglino B, Nada E and Giorda CB – Diabetic Retinopathy Screening with Artificial Intelligence: A Pivotal Experience in Italian Healthcare System – Preliminary Report. Diabetes Obes Int J Volume 7 Special Issue 1. 2022