DI ALESSIA ZAMPANO
Con una sede a Firenze e una a Milano l’agenzia, specializzata nella comunicazione scientifica, propone un modello di gestione snello e sostenibile.
Con una iperspecializzazione nel settore Healthcare, FRI Communication nasce dalla volontà del suo fondatore, Carmelo Cammardella, di rappresentare un’alternativa allo standard delle agenzie di comunicazione. Siamo entrati con lui nel merito della sua personalissima concezione di agenzia, dell’importanza di un metodo che gestisca i processi creativi e del ruolo che possono avere le nuove tecnologie.
FRI Communication nasce con una visione di agenzia ‘contro corrente’. Ce la spiega?
Carmelo Cammardella: Amo le novità e mi entusiasma esplorare nuovi modi, nuove soluzioni e nuovi modelli organizzativi. La mia visione nasce da questa curiosità che mi porta a vedere le cose in modo diverso. Mi sono reso conto che, nonostante il mondo sia cambiato, la struttura dell’agenzia pubblicitaria è rimasta più o meno invariata e riuscire a crearne una nuova per me ha rappresentato una grande sfida. Il mio modello è un ibrido basato sul concetto di organizzazione mutante, snella, veloce e trasversale che riunisce passione, persone e talenti. In un mondo dove le specializzazioni sono infinite, nessuna agenzia può avere all’interno tutte le professionalità; per questo ho deciso di creare un nuovo format, un modello di agenzia basato su team volutamente complementari, esterni e interni, perché la qualità e le competenze delle persone fanno la differenza rispetto alla quantità. L’agenzia, secondo me, deve funzionare come un ombrello che tenga insieme persone diverse e le valorizzi con il supporto della tecnologia e della formazione sperimentale continua. Oggi le persone rischiano di essere annullate dalla tecnologia; urgono cultura e sensibilità per stare con i piedi per terra e gestirla anziché farsi gestire. Il cliente conosce meglio di noi il mercato, noi dobbiamo fungere da guida dal punto di vista della creatività e delle idee. Tutto nasce dall’idea, di qui la centralità delle persone, e il ruolo della creatività è renderla visibile, darle un corpo, un pensiero, uno stile, sia dal punto di vista testuale sia da quello della comunicazione visiva. L’agenzia deve guidare, essere proattiva e propositiva; oggi ha tutta la tecnologia per farlo.
Dopo l’apertura della sede a Milano, a che punto del suo percorso di crescita si trova FRI Communication e dove sta andando?
Carmelo Cammardella: Milano è parte integrante dell’evoluzione e del passaggio generazionale dell’agenzia. Ho fondato FRI Communication dal niente, spinto dalla curiosità di fare qualcosa che avevo nella testa ma che non vedevo, e questa nuova sede è un passo avanti nel suo percorso di affermazione come realtà nazionale. Concepisco l’agenzia come un’azienda portatrice di idee e soluzioni che occupa uno spazio di mercato che a oggi è libero e in cui c’è forte richiesta ma poca offerta. FRI presidia un’area complessa e impegnativa; consideri che per formare i creativi in area Pharma non basta un anno, cosa di cui spesso loro soffrono. Trattenere i talenti non è facile, ecco perché è nata l’agenzia di Milano che ha un focus sul mondo consumer e sull’advertising più ‘tradizionale’. Per avere a disposizione creativi validi che portino un vento nuovo anche nell’area Pharma.
Qual è la filosofia dietro il ‘message model management’ di FRI Communication?
Carmelo Cammardella: Il modello di lavoro che adottiamo è un metodo che coinvolge e consente a tutti di operare insieme nel modo più efficace. Sono dell’opinione che la creatività pura non serva, ma sia un mezzo per raggiungere un obiettivo. Per questo abbiamo creato un manuale che mette in condizione le persone di esprimersi al meglio e di lavorare con felicità. Per esempio, abbiamo dato vita a un linguaggio comune, un vademecum per trovare e condividere informazioni a cui attingere. Chi entra in FRI Communication deve essere consapevole di sposare una missione, un modello e indossare una maglia che si traduce in uno specifico modo di confrontarsi, di fare brainstorming, di stare insieme e di lavorare per un obiettivo comune. C’è chi nasce creativo e chi lo diventa. Chi nasce con questo dono ha un vantaggio, ma se non allena la mente e il corpo e non si dà un metodo di lavoro orientato al risultato è come un artista che realizza opere che non venderà mai. In agenzia organizziamo incontri formativi per trasferire al team il modello FRI. Nel momento in cui le persone se ne appropriano e lo applicano, sono in grado di trasferirlo in tutto ciò che fanno nella vita.
Come si riflette questo modello sul modo di fare comunicazione?
Carmelo Cammardella: Il modello è stato studiato per guidare persone a pensare fuori dagli schemi, a trarre stimoli da tutto quello che le circonda. I risultati si raggiungono con l’allenamento e la perseveranza di andare fino in fondo e di non lasciare niente al caso. Dico sempre ai miei di andare controcorrente, di cercare la creatività dove meno se la aspettano e di scartare sempre la prima idea che concepiscono. Il modello è un processo che porta le persone a stimolare la mente per trovare la soluzione più adeguata. La mia scelta è stata non di motivare gli individui, ma di generare in loro la passione. Voglio essere un generatore di passioni per i miei collaboratori e penso che l’agenzia moderna debba essere generatrice di passioni, per i giovani e per i talenti. In FRI Communication le persone hanno dai 27 ai 42 anni, c’è un’età media molto bassa perché ho deciso di scegliere così i collaboratori, pur sapendo che i giovani puoi perderli da un giorno all’altro. È stata una scelta consapevole che mi ha consentito di unire la mia esperienza alla brillantezza e alla vivacità dei più giovani per creare un clima sereno, felice. Sono convinto che la creatività senza felicità non possa esprimersi. Il metodo serve anche ad affrontare e a uscire dai momenti negativi che ci sono sempre.
Quanto l’utilizzo dell’AI e delle tecnologie influisce sulla creatività?
Carmelo Cammardella: Le tecnologie hanno cambiato il mondo, come tutte quelle che hanno influenzato le generazioni passate e che continueranno a farlo con le generazioni future. È stato così per la televisione, prima in bianco e nero e poi a colori. Ogni periodo storico ha avuto la sua rivoluzione; quella digitale ha cambiato profondamente la nostra generazione e oggi si parla tanto di AI. Ma l’Intelligenza Artificiale non è nata oggi, è nata con l’informatica e ora sta esplodendo perché tante innovazioni sono in fase di declino. La vita è fatta così e le tecnologie sono strumenti che bisogna saper gestire. L’AI è affascinante, ma bisogna saperla utilizzare nel momento giusto, quando serve. La vedo come un compagno di viaggio, un alleato del creativo, non un avversario. Ci aiuta a fare ricerche in tempi rapidi e veloci e può essere un valido supporto per valutare un’idea, capire un contesto oppure per indagare i comportamenti sociali di uno specifico target. Ma sono sempre le persone a gestirla. Ho vissuto tanti periodi storici innovativi e bisogna accettare che un giorno l’AI supererà l’uomo
Chi entra in FRI Communication deve essere consapevole di sposare una missione, indossare una maglia che si traduce in uno specifico modo di comunicare, di confrontarsi, di fare brainstorming, di stare insieme e di lavorare per un obiettivo comune.
anche se non potrà mai eguagliare i suoi valori. Così come dobbiamo essere consapevoli che domani ci sarà qualcosa che oggi non conosciamo. Uno degli effetti principali sul nostro lavoro è che, grazie all’AI, tutti possono diventare creativi e la creatività è ora alla portata di tutti, come è successo con il digitale la fotografia. Prima non era per tutti poi, con il cellulare, siamo diventati tutti fotografi. Come accade con ogni innovazione, le tecnologie rendono più semplice fare le cose, tenendo presente che viviamo in un mondo ‘usa e getta’; lo strumento che usiamo oggi domani sarà già vecchio. Ma le macchine senza l’uomo non possono esistere, mentre l’uomo senza macchine sì. Non bisogna avere paura delle
innovazioni ma viverle come un arricchimento.
In questo scenario, come sta cambiando il modo di concepire gli eventi?
Carmelo Cammardella: L’evento è tra i mezzi di comunicazione più performanti perché ti permette di incontrare e parlare con le persone e di creare esperienze, grazie alle nuove tecnologie. Per esempio, in questi giorni stiamo simulando l’ambiente, l’atmosfera, le luci ecc. di un evento per mostrare al cliente un video in 3D e fargli vivere in anticipo l’esperienza. La tecnologia ci permette di realizzare tutto prima, così che il giorno dell’evento vada tutto in automatico. Siamo molto specializzati nel light e nel sound design, che sono aspetti fondamentali. Applicando la neuro-creatività, analizziamo ogni elemento dal punto di vista della risposta del cervello, per parlare al cuore delle persone e ingaggiarle attraverso un’esperienza immersiva. Da questo studio nascono tutti i dettagli e, quando lo realizziamo, l’evento è già stato simulato e provato. Per noi rappresenta un prodotto che viene messo in onda come uno spot. È una passione che deriva dal mio passato; ho cominciato a lavorare nel cinema e già allora usavo tutte le tecnologie a disposizione, anche se significava fare tante cose ‘a mano’. I team che producono gli eventi sono composti da circa 10-12 persone con competenze diverse: sound e light designer, videomaker, esperti di 3D rendering, art director, grafici, web designer ecc. secondo il modello che ho ideato grazie alle mie esperienze, sia positive sia negative. In questo modello c’è la soluzione agli errori che ho fatto in passato.
Cosa rende FRI Communication un’agenzia ‘sostenibile’?
Carmelo Cammardella: In FRI la sostenibilità passa dalla formazione continua dei dipendenti, dal codice etico e comportamentale che adottiamo sia internamente sia con i clienti, dai materiali utilizzati nella realizzazione degli eventi – quasi tutti riciclati – e da un uso molto esiguo della carta. Rispondendo alla sua domanda, una forte attenzione alla qualità della vita delle persone e all’ambiente di lavoro a 360°, perché sono gli individui a sostenere l’azienda col loro modo di lavorare e di mettere in pratica il modello. Grazie, infatti, anche all’organizzazione di cui le ho parlato siamo stati certificati da Ecovadis con la medaglia di bronzo, insieme al 35% delle aziende a livello mondiale. Per un’azienda piccola come la nostra è una grande soddisfazione, soprattutto perché abbiamo deciso di essere piccoli ma grandi per quello che facciamo e per come lo facciamo.