FU JARON LANIER A CONIARE PER PRIMO IL NOME DI REALTÀ VIRTUALE NEL 1989 QUANDO ARRIVÒ ALLA CONCLUSIONE CHE ATTRAVERSO QUESTA DIMENSIONE FOSSE POSSIBILE “INDAGARE LA VERA ESSENZA DELL’UMANITÀ”.
A QUEL TEMPO, IL MONDO SI STAVA GIÀ DIRIGENDO VERSO UN PRIMO CAMBIAMENTO, IN QUESTO SENSO.
Dal primo visore costruito da Ivan Sutherland nel 1968, di tempo ne è passato e ormai il termine più in uso è quello che si riferisce alla forma espressiva della nuova comunicazione tecnologica. Oggi, infatti, la Realtà Virtuale è, per versatilità e interazione, uno dei più importanti supporti tecnici all’interno del mondo scientifico della comunicazione, dell’advertising e dell’ educazione. E anche se il suo nome è stato legato inizialmente al settore del gaming ormai la Virtual Reality (VR) ha trovato grande spazio in moltissimi altri settori. Dalla cultura all’informazione, alla stessa formazione nello specifico, fino alle nuove tipologie di impianto e strutturazione marketing. Anche nel campo della scienza e della Healthcare la realtà virtuale ha trovato ampio margine di applicazione e di sviluppo.
La sua tecnologia, ormai sempre più sofisticata, permette all’utente di calarsi in una dimensione virtuale unica all’interno della quale ogni feedback sensoriale trova il suo massimo riscontro. Il tratto dominante che caratterizza l’esperienza in VR attraverso l’utilizzo del visore è sicuramente quello dettato dalla vista con un eye tracking che rende realistica la profondità di campo. Il secondo è quello legato al sistema audio strutturato in maniera tale da essere in grado di ricreare la percezione dei suoni provenienti da tutte le parti. E poi, per ultimo, il motion tracking che registra attraverso un sensore interno il movimento di chi sta utilizzando il device in VR. La forza di questo assetto immersivo coinvolge quindi i sensi principali che sottendono alla comunicazione. Ricreare o simulare un ambiente all’interno del quale avere un’interazione diretta con qualcosa che esiste solo in una dimensione che non è reale, ma parallela e identica a quella in cui viviamo; la possibilità di avere attivi tutti quelli che sono i sensi regolati dal contatto (corpo, testa, mani) e di poter manipolare e toccare, spostando oggetti creati virtualmente, è una delle certezze della nuova filosofia di un metaverso professionale oltre che sensoriale.
Da questo nasce anche la linea scientifica e di ricerca tecnologica che sta portando la pratica clinica generale a dotarsi di queste nuove strumentazioni esperienziali. È dunque questa un’occasione di rivoluzione all’interno del mondo della comunicazione e del marketing in generale. Sicuramente perché la potenza in essere della nuova tecnologia costruisce un percorso attraverso il quale è possibile veicolare le emozioni interagendo con l’utente in una maniera unica per potenziamento ed effetto finale. E poi per la funzionalità dei device e delle applicazioni supportate. Ad oggi sono circa 250 milioni i consumatori consapevoli della Realtà Virtuale. E anche se questa tecnologia è usata ancora poco, di sicuro la sua domanda, legata al mercato, sta registrando una crescita davvero esponenziale.