Il numero di persone colpite dal diabete è in continua crescita in tutto il pianeta.
Nel mondo ne sono affette circa 537 milioni (un adulto su dieci). In Europa tra il 2008 e il 2014 il numero di pazienti con diabete è cresciuto di 4,6 milioni. Per quanto riguarda in nostro paese si assiste ad una crescita simile: l’Istat stima che dal 2000 al 2019 le persone affette da tale patologia siano aumentate del 60%, passando dal 3,8 per cento della popolazione al 5,8 per cento (ovvero oltre 3 milioni e mezzo di persone).
Questo trend di crescita preoccupa molto gli epidemiologi che arrivano a stimare nel 2045 786 milioni di persone col diabete, pari ad un incremento del 46% rispetto ai numeri attuali. Gli aumenti sono previsti in ogni regione del mondo, con un tasso maggiore in Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico.
Questi dati suggeriscono la necessità impellente di strategie e politiche di intervento efficaci per fermare la crescita del numero di pazienti affetti da diabete. L’aumento previsto per le spese sanitarie legate a questa patologia, infatti, tende a diventare insostenibile. L’attuale spesa sanitaria globale di 966 miliardi di dollari legata al diabete rappresenta un aumento del 316% rispetto ai 232 miliardi di dollari del 2006. In Italia, il diabete ha un costo totale di 20,3 miliardi di euro l’anno, tra costi diretti (46%) e indiretti (54%). Tra quelli diretti, la metà (49%) è dovuta alle ospedalizzazioni, il 7% è imputabile ai farmaci anti-diabete, il 17% alle visite ambulatoriali, il 23% ad altri farmaci.
Come fare quindi per contenere tali costi in costante aumento?
Le soluzioni più performanti risultano essere la prevenzione e la fornitura di cure efficaci al maggior numero di persone al minor costo possibile. Un aspetto molto importate è rivestito dalla sempre più costante e crescente presenza dei sistemi di automonitoraggio del glucosio. Gli esperti, infatti concordano sul fatto che l’uso di questi dispositivi riduca il rischio di ipoglicemia, prolunghi il tempo trascorso entro il target glicemico e aumenti la soddisfazione dei pazienti. Questo è proprio il motivo che ha spinto i membri della Società Italiana di Diabetologia (SID) a redigere un documento di consenso su questi nuovi strumenti di automonitoraggio.
La consensus della SID sul monitoraggio continuo del glucosio (CGM) nasce dal lavoro di un panel di 74 esperti diabetologi italiani. Obiettivo del documento è quello di fornire raccomandazioni sull’impiego clinico dei dati forniti dai sensori. Fondamentale il training del paziente all’uso e all’interpretazione dei risultati forniti dai glucosensori. Come molto spesso accade la tecnologia giunge in soccorso per migliorare la qualità della vita dei pazienti.